CIAO CIALTRONI! – Osella Pa 7 BMW – SPEED DRIVER di Stelvio Massi

Puntare su un cavallo non significa portarselo a letto (Senta Berger a Fabio Testi)

Appena diplomato, nell”86, feci il cinematografaro. Allora tutti – quasi tutti – facevano il cinema a Roma, almeno una cosa, una comparsata, le luci, le scene, il fattorino del cestino. Assistente al montaggio e sonorizzatore, lavorai con due registi. Uno era Frank Kramer, nome d’arte di Gianfranco Parolini, per il quale curai le colonne effetti di The secret of the buried kingdom, mai uscito in Italia. L’altro era Stelvio Massi, che veniva dal successo televisivo di T.I.R. – Due assi per un turbo e col quale andammo in giro per una serie di documentari di promozione turistica – soprattutto intorno alla sua Civitanova Marche – destinati ai passeggeri dei voli Alitalia.

Massi prima di T.I.R. aveva diretto parecchi film polizieschi, quelli coi bialberi Alfa col fiato fuorigiri sul collo dei banditi, gli piacevano l’azione e la velocità. Girò anche due film direttamente orientati al mondo delle corse, uno sul motocross, l’altro sull’automobilismo, Speed Driver.

Di Speed Driver le prime immagini in pista sono state girate a Vallelunga. La gara nel quale debutta il protagonista Rudy (Fabio Testi) è la Sei Ore, che in quell’anno, il 1979, era valida per il Mondiale Marche. La gara fu vinta da Lella Lombardi e Giorgio Francia con l’Osella Pa 7 – BMW. C’era molta attesa per le due Lancia Beta Montecarlo Turbo di Cheever, Rohrl, Pianta e Alen che però accusarono problemi al cambio che le costrinsero al ritiro. Una prestazione opaca che tuttavia non impedì alla Lancia di conquistare il titolo Marche fino a due litri. Notevole anche la BMW M1 con carrozzeria da circuiti veloci iscritta dalla March per Elgh e Teo Fabi, ma anche questa non vide la bandiera a scacchi. L’aspetto più divertente (più che altro perché l’appellativo è sempre stato legato al mondo dei cinematografari – anche se in questo caso l’origine è diversa – un po’ come patacca è connaturato alla piadina coast) è che il cofano della biposto l’Osella Pa7 – BMW del protagonista è dominato da CIAO CIALTRONI!, titolo del film che il figlio di Stelvio Massi, Danilo, aveva diretto nello stesso anno. Negli archivi probabilmente rimarrà per sempre CIAO CIALTRONI! come sponsor della vettura che, guidata effettivamente da “Gianfranco”, concluse al 5. posto assoluto.

Dopo Vallelunga Rudy partecipa alla 200 km del Norisring dell’anno successivo, l”80, valida per il Campionato Procar. La vettura n.70, iscritta da BMW Italia, colse il 10. posto con al volante Arturo Merzario. Dopo queste due gare a ‘sto regazzo che se faceva era parapetto de Ponte Duca d’Aosta in equilibrio co la moto da cross je se aprono le porte della F.1: però! La monoposto è una Williams FW07 – Cosworth che era stata acquistata dalla RAM Racing – che fino al 1983 non avrebbe realizzato chassis originali ma si limitava a gestire con poca moneta quello che passava il mercato dell’usato – per disputare la stagione 1980. Trattandosi di una coproduzione italiana – e quindi Vallelunga – tedesca – e quindi il Norisring – e spagnola, il terzo appuntamento in pista fu per il Gran Premio di Formula 1 al Jarama. Dal punto di vista politico la Formula 1 di quegli anni era terreno di aspre battaglie tra i costruttori inglesi riuniti nella FOCA e i “legalitari” legati alla Federazione Internazionale. In Spagna si aggiunse un contrasto tra il Reale Automobil Club e la sua emanazione sportiva, con la conseguenza che la gara fu invalidata, Ferrari, Renault e Alfa (i “legalitari” FISA) abbandonarono il circuito e gareggiarono solo i team col motore Cosworth. La RAM aveva un accordo con Emilio De Villota, uno dei tanti piloti con la valigia che apparvero negli anni ’80, supportato dal Banco Occidental (1). Lo spagnolo, in gara con il numero 34, partì in nona fila e fu costretto al ritiro per un incidente. Pare andare meglio a Rudy, che a fronte di un ottimo tempo in qualifica dichiara

Merito della macchina. E’ un vero gioiello (oh, non vi aspettate grossi dettagli tecnici, lo standard è questo, una vibrazione di qua, regola la frizione di là)

In gara si sfiora la tragedia (maledetto cecchino!), ma poi tutto s’aggiusterà, compresa la faccenda del traffico di droga che dovrebbe dar ciccia alla storia.

(1) Pilota modesto, di De Villota ci si ricordò per le tragiche vicende che coinvolsero la figlia Maria. Collaudatrice della Marussia F.1 fu vittima nel 2012 di un grave incidente nel quale perse l’occhio destro. L’anno seguente morì nel sonno, a soli 33 anni.

https://www.racingsportscars.com/photo/Vallelunga-1979-09-16.html

 

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