LA RIFORESTAZIONE DEL PARCO DEL PINETO – parte seconda: LE OPERAZIONI

Il primo nucleo delle missioni di aerial sapling bombing nel Parco del Pineto fu dedicato ai pini. Un atto dovuto? La presenza di quest’albero a Roma era dovuta essenzialmente ad un mito moderno. L’iconografia che si cita a supporto di una sua presenza primitiva è piuttosto recente. Se anche a Napoli quello di Posillipo fu piantato attorno al 1850 Ottorino addirittura se li compone nel 1924, un tempo, il suo, nel quale l’albero italico per eccellenza godeva di fortuna imperiale e di fughe verso il mare; nemmeno la regina viarum ne era stata, per secoli, immersa nell’ombra. C’è poco di primitivo che sia sopravvissuto all’ordine e alle selezioni del sistematico Ottocento, come le mele, le razze dei cani, la varietà dei tartan, tutte creazioni del secolo che ha insinuato l’inganno delle leggende.

Per quanto tracce esigue di pino domestico all’interno di quello che oggi è stato definito Parco del Pineto figurino nel tardo Secentesco Catasto Alessandrino1, ciò che conosciamo come Pineta Sacchetti risale all’iniziativa del principe Torlonia, che nel 1861 ne mise a dimora 350 esemplari. Semplicemente, l’estrema disponibilità dei semi, la facilità con la quale pinoli e ghiande potevano essere raccolti nel quartiere e poi germinare su ogni balcone, lastrico, terrazzo, giardino in un pugno scarso di terriccio, furono gli elementi che portarono a una massa critica tradizionale da combinare con specie diverse e alloctone che corrispondevano ad altre esigenze sia per quanto riguardava una superiore adattabilità alle nuove condizioni ambientali e climatiche che per un maggiore effetto di assorbimento di CO2, come il miscanto.

Il primo volo fu effettuato l’11 gennaio 2028. Decollato da una pista in erba lunga 750 metri nel comune di Barbarano Romano – un tempo nocchieto intensivo, al limite per le prestazioni del velivolo – il bimotore Fairchild C119-G Boxcar battezzato Jean Gionó e completamente verniciato di nero sganciò 200 vasi biodegradabili che contenevano giovani piante di pinus pinea.

A causa della presenza del Forte Braschi il pilota era costretto ad adottare un profilo di volo che consentisse di evitare il rilevamento e l’intervento della batteria di SAMP-T in carico all’Agenzia Informazioni e Sicurezza Esterna, mentre il sorvolo di parte di un’ormai abbandonata Città del Vaticano necessario per infilarsi nel canalone di Valle Aurelia non rappresentava, dopo il definitivo trasferimento della Santa Sede ad Avignone seguito agli indecorosi episodi del Giubileo del 2025, un problema rilevante.

Si calcola che nelle 82 missioni effettuate dall’11 gennaio 2028 al 4 aprile 2029, siano stati sganciati oltre 3000 sapling di pinus pinea, 1800 di quercus di varie specie, 800 di faggi, 600 di cipressi ed aceri, 400 di ginkgo biloba. Insieme alle piante vennero scaricati circa un milione di semi tra miscanthus giganteus e girasole, ai quali vanno aggiunti un numero imprecisato di bomb seeds a fiori misti e involucro in sabbietta di gatto preparati in clandestinità nelle scuole elementari e medie del quartiere. Da rilevazioni sul terreno il rateo di successo per i pini era attorno al 65%, e del 45% per le latifoglie, più sensibili alle variazioni nella traiettoria di caduta. Quattro pattuglie discrete di canari (Compagnie Thai, Zagor, Lola e P.L.I.) provvedevano sia alle rilevazioni sia a piccoli interventi di agevolazione e aggiustamento nelle zone più accessibili. Dopo vent’anni da quelle operazioni, il risultato è sotto gli occhi di tutti.

Il loadmaster del Jean Gionò con uno dei sapling di pinus pinea prima del decollo

Come tutti sappiamo oggi il Parco del Pineto è una delle oasi di biodiversità più estese e complesse d’Europa e assicura a questo piccolo centro tornato, con i suoi 400.000 abitanti, ai livelli dei primi del Novecento, aria ‘bbona e legna per l’inverno.

1 Ma non dove li conosciamo oggi: “poche ed esigue porzioni coltivate a pini, fra le quali primeggia quella piantumata sul declivio sabbioso di una collina che servì di naturale sfondo ai guardini del casino barocco”. Da Memorie letterarie e storiche di una pineta romana di Stefano Panella, in Strenna dei Romanisti, 21 aprile 2013.

wildlife gossip aveva affrontato l’adattamento al roseo futuro già in BANCHE A BOCCEA. All’immaginazione si affiancano prassi e militanza, non è che uno rimane alla scrivania a scrivere storie fantastiche, dopo si esce con la vanghetta a piantare alberi. Articoli sul Parco del Pineto meno fantasiosamente o profeticamente digressivi si trovano su OLTREROMA.

LA RIFORESTAZIONE DEL PARCO DEL PINETO – parte prima: I PRODROMI

Agli inizi degli anni Venti, preso atto che nel fruscio degli aghi di pino e dei pezzi da venti era irrinunciabile il richiamo del tongits, che i mountainbiker insieme alla pompetta e alla camera d’aria di scorta si portavano l’ascia e la sega per agevolarsi, giù alle sabbie, il downhill tra le radici delle sughere, che i mugolii mercenari traguardando il centro della Cristianità oltre i grattacieli non erano ancora sopiti, che alla fotosintesi del grande albero di fico avevano partecipato, la legge parecchio dietro col fiato grosso, sessant’anni di sostanze psicotrope, che al cimicione americano (leptoglossus occidentalis) che aveva decimato le pinete costiere della Toscana, alla cocciniglia (toumeyella parvicornis) e al blastofago (tomicus piniperda) si era aggiunto il nematode (bursaphelenchus xylophilus) e che nessuno era veramente interessato a combatterli, molti decisero che era venuto il momento di far da sé.

Monco ma sempre troppo sexy, irresistibile il richiamo di farci due euri

Com’è noto, l’affermazione dell’io a brevissimo termine nelle elezioni amministrative di Roma del 2026 sancì un ricambio nel sistema dei valori e delle possibilità. Nel paniere dei diritti civili, via quello all’istruzione, dentro quello al wi-fi, basta con il giusto processo, evviva l’acqua frizzante1. Se molte delle iniziative – ingresso nella fascia verde esclusivamente delle auto elettriche ma solo se con massa superiore ai 5000 kg e con una sola persona a bordo, ”internet delle cose” esteso non solo alle pensiline dell’autobus2 ma anche alle targhe toponomastiche, l’affitto breve come obbligo inderogabile per ogni alloggio di proprietà almeno per 15 giorni nell’anno solare – furono a carattere comunale, ai singoli Municipi vennero conferiti ulteriori poteri. Una delle più brillanti e temerarie iniziative nel 13° fu quella dedicata alla Pineta Sacchetti. Fu votato l’abbattimento totale degli alberi, la vendita e la redistribuzione tra i residenti dei proventi. Per quanto talmente avanzata da meritare lo In.In.3 European Award 2026, non fu possibile attuarla a causa di un’altra norma appena introdotta nell’amministrazione capitolina, e cioè la possibilità per i singoli Municipi di schierarsi diplomaticamente al pari di qualsiasi ente statuale. L’invasione di Taiwan del 2027 per la celebrazione del centenario della nascita del Grande Timoniere vide il 13° schierarsi per Pechino ma il 14° per Taipei, col conseguente blocco di ogni attività incidente sul territorio comune. Fu un peccato, una scalogna spilorcia, tanto che i residenti già, per così dire, si erano sentiti i baiocchi in saccoccia appena l’Assessorato all’Ambiente diffuse calcoli e ripartizioni, cioè

V = 0,60² x 3,14 x 20 x 0,33 = 7,46 mc

arrotondati a 9 con le ramaglie (ma senza radici) e moltiplicati per il peso specifico di un pino mezzo fresco e mezzo morto

(è il 27 gennaio 1935 quando per sfuggire al bobtail di C.S. Lewis – è fuggito accidentalmente? lo scrittore lo ha lasciato libero intenzionalmente? non lo sappiamo – nel Fellow’s Garden del Magdalen College il gatto di Schrödinger si arrampica sul ramo basso di un pino, il cane abbaia furiosamente, sbatte i denti, il vecchio felino è paralizzato dal terrore, è lì che avviene l’epifania)

molto variabile, quasi volubile, tra i 380 e i 1080 kg/mc, poniamo un quattro e cinquanta che fa

9 x 450 = 4050 kg = 40 quintali e mezzo

moltiplicati per gli alberi superstiti dei Torlonia, che ne piantarono 350, alcuni sicuramente sostituiti come a scadere del turno minimo di 80 anni che tutti conosciamo fondamentale per mantenere costante la redditività, quindi tra abbattuti ed esili facciamo un 300

40,5 qli x 300 alberi = 12150 qli

e rimoltiplicato il tutto per un prezzo al quintale, per un legno di scarsa resa come quello di pino, di, che ne so? dimezziamo il costo della buona cerqua, 5 euro?

12150 qli x 5 € = 60750 €

diviso per i 130.000 residenti del Municipio faceva la bellezza di

60750 € : 130.000 = 0,467 €

che era sempre un mezzo caffè, tanto per dire di come fosse effettivamente conveniente per una comunità consapevole barattare il fastidio dell’ossigeno e del paesaggio per un’irrinunciabile gioia quotidiana.

1 Importato da Oltralpe come i gilets jaunes, i supermercati e i megastore di sport, il movimento pétillant si propagò rapidamente in tutto il Paese.

2 Nel 2023 l’installazione di una nuova pensilina come “cosa senza internet” aveva un costo di 10.000 euro, una cablata e intelligente parte dal doppio (cfr. per esempio https://www.romatoday.it/politica/giubileo-2025-fermate-hi-tech-quanto-costano.html).

3 Individualistic Innovation European Award, conferita nell’aprile del 2027.

A COSA SERVE LA PENNA 3D – What’s the use of a 3D pen

Utilizzata a mano libera, la penna 3D ha un suo carattere organico: il programma della sua evoluzione persegue un obiettivo generico, che è la crescita del filamento. La penna 3D è un epifita, può abbracciare e ingoiare piccoli oggetti come una gazza ladra, serbandoli tuttavia nella loro vita. Gli stessi supporti assurgono a gratificazione a traliccio.

As a freehand tool a 3D pen has got an organic nature whose the only sure aim is the growth of a filament. A 3D pen is a epiphyte, can hug and swallow small items as a magpie keeping them alive though. A stand itself reaches the fulfillment of a lattice.

Qualsiasi opera con la penna 3D che superi i 21 grammi è solo corpo.

Every work exceeding 21 grams it’s just a corpse.

L’unico tentativo di realizzare qualcosa di realistico è stata questa mantide gigante che minaccia una biblioteca pubblica (oggi visibile nell’atrio della Casa del Parco, via della Pineta Sacchetti 78, Roma)

The sole attempt to give the 3D pen a realistic chance was this deadly mantis threatening a public library (now at Casa del Parco, via della Pineta Sacchetti 78, Rome).

Ancora la biblioteca Casa del Parco, stavolta utilizzando tutte le possibilità espressive dei filamenti di ABS nei quali si sfilaccia il cinquecentesco Casale del Giannotto.

Another point of view of Casa del Parco, the late XVI century building drifting away in abs filaments while a pinetree rises from a book.

Le possibilità espressive in LA DONNA SONO LE ALI DELLA RIVOLUZIONE dedicata alla fotografa e rivoluzionaria Tina Modotti e utilizzata per la locandina dello spettacolo scritto e diretto da Silvia Mattioli (Collezione Mattioli)

The lattice structure give life to THE WOMAN ARE THE WING OF REVOLUTION, made to celebrate the 80th anniversary of the death of the photographer and revolutionary political activist Tina Modotti. This work was the base for the poster of CORPI DISPERSI – TINA MODOTTI, written and directed by Silvia Mattioli and performed by Laura Landofi and Guglielmo Fulvi in the January of 2022 (Mattioli Collection)

DODO (Collezione Finelli, distrutto dalla coda iconoclasta dallo stesso soggetto dell’opera)

DODO (Finelli Collection, pulverised by the iconoclastic tail of the same subject)

SKATEBOARD RING, l’unica opera con una vezzosa utilità tutta da dimostrare.

SKATEBOARD RING, the only item made that could not be completely pointless, rather soooo charming.

Struttura a traliccio, gru o cancro.

Freehand lattice structure, a crane or a cancer.

L’onnipotenza di ricreare le strie di accrescimento dei molluschi.

The power to recreate the strias of shells and mussels.

Acrilonitrile butadiene stirene e incenso sembrano fatti l’uno per l’altro! Uno sa di polimero, l’altro di natività.

Acrylonitrile butadiene styrene and incense get along so nicely! One smells of polymer one of nativity.

UN CINGHIALE IN CASA! – animali in filo di ferro

Dopo il successo di Ludmilla, la coccinella mangiaplastica, il bestiario dei Volontari del Decoro del 13° Municipio di Roma si è arricchito di un altro animale, Pasquale, stavolta onnivoro, dedicato alla raccolta dell’indifferenziata all’interno della Pineta Sacchetti.

Due sezioni longitudinali legate per il naso faranno il cinghiale

Dal punto di vista costruttivo ho scelto un approccio diverso, cominciando con delle sezioni longitudinali che già fornivano una forma dell’animale e soprattutto quella caratteristica del muso. Tuttavia il lavoro è più agevole con sezioni trasversali, tipo ordinate, tenendo presente che è fondamentale NON CHIUDERE le sezioni, lasciandole quindi ad arco, perché le torsioni quando si svolge la matassa di filo rimangono sempre, dando luogo in un cerchio completo a deformazioni indesiderate.

La differenza tra un cinghiale sordo e un cinghiale che ascolta quello che gli sussurri

Ovviamente la forma più complessa ha richiesto un maggior numero di ore di lavoro. Alcuni dettagli devono essere realizzati separatamente, le 4 zampe, le orecchie. Ho anche voluto provare una livrea più realistica, con ombre spray.

Se la coccinella Ludmilla presenta una parte piana che la rende facilmente spalleggiabile con cinghie, il quadrupede Pasquale si presta meglio alla ruota, tanto che ha un carrellino tutto suo con il vantaggio di poter ospitare anche messaggi. Come macchina teatrale poi può anche fare dei suoni, in fiocchi di filastrocche, tipo

Ed ecco che arriva Pasquale

Sembra proprio un vero cinghiale

Mette la sveglia alle 6 e mezza

Per rovistare nella mondezza

Ma poi la vita non è dura

Per chi vive di spazzatura

Dice: “Per me è colazione, ci pranzo e ci ceno”

E allora per favore fanne di meno!

Enrico Azzini per wildlifegossip

INTORNO ALLA PINETA SACCHETTI E ALLA BIBLIOTECA CASA DEL PARCO

LA CASA DEL PARCO E LA DOTTRINA DELLA PENNA 3D

Una Casa del Parco (Casale del Giannotto, Parco del Pineto, Roma) in un modello realistico in cartonlegno, mantide gigante assassina frettolosamente realistica con penna 3D e altra Casa del Parco sfilacciata con lo stesso strumento

La realizzazione deve seguire le caratteristiche del materiale. Il senso del decoro borghese, nel renderlo “signorile”, impedisce l’esposizione del grigio brutalismo; dell’edificio non vedo il cemento armato della struttura, ma immagino il mattone. BB sarà pure Brigitte Bardot, ma anche béton brut.

Il gioco significa costruire forme senza alcuna utilità, solo per vedere che ombre fanno

Sotto ogni punto di vista la riproduzione realistica insinua il sospetto dell’inopportunità (anche ambientale: raggiungere 200° C e parecchio polimero) della scelta. Una mantide in abs la potevi scolpire nel legno. L’abs (acrilonitrile butadiene stirene, brevettato nel 1948 e commercializzato 6 anni dopo) come materiale strutturale, solido e tosto, sostiene ipotesi piuttosto azzardate. Di fronte alla sua potenzialità filiforme/giacomettiana, non c’è alcun motivo per utilizzarlo come mero riempimento. Ultimo baluardo dell’artigianato che si basa su un’abilità manuale che fonda la sua eccezionalità sullo scarto dell’errore; il massimo (l’ultimo?) sforzo nella personale capitolazione alla contemporaneità, la penna 3D è didattica per la necessità di pensare – ma nemmeno troppo a lungo – le forme e i volumi oppure di seguire – o riprendere – il filo.

E’ evidente che un Hoo potrebbe fare lo stesso anche col purè di patate, come Roy Neary la Torre del Diavolo e Homer il Krusty’s Clown College

La penna 3D offre la possibilità di improvvisare, anche se una sana pianificazione digitale consente di raggiungere risultati straordinari e in piena armonia con la qualità del materiale e dello strumento

LA MANTIDE GIGANTE CONTRO LA BIBLIOTECA CASA DEL PARCO

FREUD FIGHTER – IL VIDEO GAME FPS DELLA PSICANALISI

Doveva essere stato un ragazzo sveglio, di questo era sicuro. E come sbagliarsi? Lo aveva visto guidare una vecchia Mini bicolore, ecco perché se lo ricordava. Aveva realizzato una app per levare il lavoro a qualcuno. A chi? Cercava di mettere insieme frammenti. Oppure qualcosa con arduino che sostituiva un artigiano. Ah, no, no. Ecco. Aveva progettato quel videogame che era stata la delizia degli intelligenti per un paio di mesi. Di che cazzo trattava? Ah, sì. sì.

Elektran a passo veloce lungo le strade di una Vienna in fiamme. La strada è bloccata da carcasse di auto, blocchi di cemento e giganteschi denti. Aggira un molare, cerca di muoversi rapidamente per cercare di raggiungere il tempio buddista. Il tempio buddista se hai scelto di combattere con una donna, per il protagonista maschio la destinazione è la sinagoga. Scavalca dei tubi contorti che un giorno ruotavano dando forma alla skyline, la vecchia ruota del Prader.

Ti stai mordicchiando le unghie. Vieni con me dall’analista.
No.

Ratatatatatatata OSSESSIVO-COMPULSIVO 300 pt

Ehi tu!
Sì? Hei che bella ragazza che sei.
Ti stavi specchiando nel finestrino della Chevy Bel Air.
Sì, certo.
Seguimi dall’analista.
Ma sei pazza!

Bum-bum-bum (si avvicina con circospezione a quello che sembra un cadavere fumante)(l’uomo si rialza all’improvviso e si pettina con un mozzicone di pettine disintegrato) Ratatatatatatata NARCISISTA PATOLOGICO 1800 pt.
(due uomini le si fanno incontro)

Fammi passare.
No.

ratatatatatatata OPPOSITIVO 50 pt.

Fammi passare – dice al secondo.
Sì, certo.
Bene, scansati.
L’uomo non si scansa.

Fammi passare.
Sì, certo.
E allora scansati.
No.
Ti scansi o non ti scansi?
Sì.
Sì che?
No.

Ratatatatatatata – BIPOLARE 120 pt.

Vieni con me dall’analista.
Sono centrato. Non ne ho bisogno.
Ah ah ah. Tutti ne hanno bisogno. Arrenditi.
Ho il mio equilibrio. Ho tutto.

Ratatatatatatata
Non accade nulla.

Ratatatatatatata.
Nulla, ancora.

Bum-bum-bum.
ASSERTIVO DI 7 – LIVELLO – GAME OVER

(FREUDFIGHTER è un estratto da Pregaballin, un racconto di Enrico Azzini, riproduzione riservata)

 

PINETA SACCHETTI -IL GIOCO E LA MORTE #2 -Un ultimo sguardo

PINETA SACCHETTI  2 DICEMBRE 2016 (3) L'ULTIMO SGUARDO DI UN ASSASSINATO.JPG

C’è una specie di prua franosa che si affaccia sui grattacieli e su un tratto della Roma -Viterbo. Sotto, la lamiera ondulata delle carrozzerie. Prima che la terra si riarrampichi verso Monte Ciocci, i suoi ovili e i pecorari, tu leggi tutta quella toponomastica di argille che un tempo si lavoravano per edificare la Roma Capitale, gli embrici, le ceramiche, i laterizi, le campigiane. Meno di un miglio sacro ancora per il centro cupolare della Cristianità. Una mattina sulla prua era rimasta a frangere la schiuma di lattice dei guanti della Scientifica.

Nascosta dietro il verricello di una ginestra venne piantata una croce. C’era qualche fiore di plastica, qualcuno vero. E’ campagna, era sufficiente raccoglierli lungo la strada. Eppure se c’è un motivo per il quale ricordare Rolan – oltre a quell’umana pietà dovuta a tutti – è che il punto dove venne ammazzato ci offre la possibilità di esercitare con ragionevole approssimazione un arbitrario diritto ad immaginare dove venne indirizzato il suo ultimo sguardo. E’ un atto tutto nostro, l’ipotesi migliore, un desiderio personale, un poco d’aria, di ambizione finale almeno a spiccare un volo più libero di qui che su altre traiettorie. Magari guardava da tutta un’altra parte.

PINETA SACCHETTI 11 NOVEMBRE 2016 (1) LA LAPIDE DEL PARRUCCHIERE ASSASSINATO.JPG

Ci sono persone le cui impronte – come quelle di Rolan – sembrano scomparire rapidamente. Più noto era Mario Pegoretti, il “truccatore dei vip”, ucciso da due marchettari romeni la sera 25 aprile 2015. Il più giovane degli assassini aveva compiuto 18 anni proprio il giorno dell’omicidio. Arrestato alla fine di quello stesso mese, si sarebbe impiccato a luglio a Regina Coeli. Nessuno dovrebbe offrire il minimo appiglio a un diciottenne per ammazzarsi in carcere ma la questione non pare abbia rappresentato un problema. Preventivata una sughera lì sul luogo del delitto per ricordare Pegoretti, l’albero si trasformò in una massiccia lapide di marmo che venne sistemata nel giardino della Casa del Parco, poi rimossa per motivi di sicurezza dalla posizione originale e accostata di malavoglia alla recinzione. Sull’ultimo sguardo di Pegoretti è difficile abbandonarsi a congetture. C’è poco da volare. Una vasca di mattoni. Una palma che oggi dopo il punteruolo rosso è diventata un dito nero. Giù campi da gioco, finito male.

(foto e testo di Enrico Azzini – il diario fotografico completo di Pineta Sacchetti su oltreroma)

PINETA SACCHETTI -IL GIOCO E LA MORTE #1 – Asfodeli

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Un’estate – poco prima dell’incendio del 2007 – ero sceso attraverso la sughereta giù per i canali d’argilla, fino al torrente. A destra si diradavano le canne fino ad arrivare al campo sportivo. Lo si poteva raggiungere passando sulle palanche gettate su una pozza nella quale un All Cars Charlie – un triciclo a motore – giaceva semisommerso. Già che un Charlie stesse in agguato in quella poca acqua ferma è un accostamento che non va sottovalutato. Tanto surf non lo sa fare. Per i rovi più ricchi di more ci si doveva infilare a sinistra, per quel sentiero che poi può condurre fino al Forte. Ogni anno che passava e le more arrivavano con maggior anticipo. La gramigna impigliavai passi. Poi un buco. Una radura di erba rasa. Circolare. Al centro una seggiolina per bambini. Ogni elemento di legno era stato dipinto con un colore diverso. La seduta era di paglia. Sulla seduta un vaso. Nel vaso una pianta di marijuana. Nitida e stilizzata, fuori luogo eppure nel luogo, che assorbiva ogni cosa. Poi venne l’incendio e per un soffio un profumo diverso si sarà levato nell’aria.

Ci  può essere una premeditazione oltre il comune sentire. Non sai mai quello che passa nella testa della gente. A volte invece potremmo essere noi a lasciarci andare nell’attribuire significati. Eppure esistono i fatti. Un vasetto con una pianta d’erba su una seggiolina in una radura è un fatto. Altrettanto, un fatto è che qualcuno ha cosa, questo, veramente? le ha trovate e raccolte? le ha portate con sé? Solo chi agisce conosce il suo movente. O almeno crede. Due eliche viola infilate in uno stelo di carota selvatica (daucus carota).

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Una quercia si distingue a pochi metri dalla cresta e da una siringa. Sull’albero spesso si riposa un gheppio (falco tinnunculus). E’ fine gennaio. Attorno la vegetazione riconquista la collina. La primavera che cancellerà quasi ogni traccia dell’incendio dell’agosto precedente, quando dai tavolini del bar di Luis potevi toccare i Canadair.

pineta-sacchetti-24-gennaio-2017-4

Ciuffi di foglie di asfodelo (asphodelus), la pianta favorita dalla cenere, la pianta dei morti che in vita non furono né buoni nè cattivi, la pianta di tutti, no? Come l’oroscopo, il simbolismo è una gran cazzata. Il mito è una parola. Ancora qualche settimana e i fiori di eliche si confonderanno con quelli di asfodelo. Il mondo vedrà allora il nascere delle asfodeliche, sopra le quali un rapace veglia chi “aspira al Regno” grazie alla decisione di nullificarsi ogni volta un poco di più.

(foto e testo di Enrico Azzini – il diario fotografico completo di Pineta Sacchetti su oltreroma)

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