Il primo nucleo delle missioni di aerial sapling bombing nel Parco del Pineto fu dedicato ai pini. Un atto dovuto? La presenza di quest’albero a Roma era dovuta essenzialmente ad un mito moderno. L’iconografia che si cita a supporto di una sua presenza primitiva è piuttosto recente. Se anche a Napoli quello di Posillipo fu piantato attorno al 1850 Ottorino addirittura se li compone nel 1924, un tempo, il suo, nel quale l’albero italico per eccellenza godeva di fortuna imperiale e di fughe verso il mare; nemmeno la regina viarum ne era stata, per secoli, immersa nell’ombra. C’è poco di primitivo che sia sopravvissuto all’ordine e alle selezioni del sistematico Ottocento, come le mele, le razze dei cani, la varietà dei tartan, tutte creazioni del secolo che ha insinuato l’inganno delle leggende.
Per quanto tracce esigue di pino domestico all’interno di quello che oggi è stato definito Parco del Pineto figurino nel tardo Secentesco Catasto Alessandrino1, ciò che conosciamo come Pineta Sacchetti risale all’iniziativa del principe Torlonia, che nel 1861 ne mise a dimora 350 esemplari. Semplicemente, l’estrema disponibilità dei semi, la facilità con la quale pinoli e ghiande potevano essere raccolti nel quartiere e poi germinare su ogni balcone, lastrico, terrazzo, giardino in un pugno scarso di terriccio, furono gli elementi che portarono a una massa critica tradizionale da combinare con specie diverse e alloctone che corrispondevano ad altre esigenze sia per quanto riguardava una superiore adattabilità alle nuove condizioni ambientali e climatiche che per un maggiore effetto di assorbimento di CO2, come il miscanto.
Il primo volo fu effettuato l’11 gennaio 2028. Decollato da una pista in erba lunga 750 metri nel comune di Barbarano Romano – un tempo nocchieto intensivo, al limite per le prestazioni del velivolo – il bimotore Fairchild C119-G Boxcar battezzato Jean Gionó e completamente verniciato di nero sganciò 200 vasi biodegradabili che contenevano giovani piante di pinus pinea.
A causa della presenza del Forte Braschi il pilota era costretto ad adottare un profilo di volo che consentisse di evitare il rilevamento e l’intervento della batteria di SAMP-T in carico all’Agenzia Informazioni e Sicurezza Esterna, mentre il sorvolo di parte di un’ormai abbandonata Città del Vaticano necessario per infilarsi nel canalone di Valle Aurelia non rappresentava, dopo il definitivo trasferimento della Santa Sede ad Avignone seguito agli indecorosi episodi del Giubileo del 2025, un problema rilevante.
Si calcola che nelle 82 missioni effettuate dall’11 gennaio 2028 al 4 aprile 2029, siano stati sganciati oltre 3000 sapling di pinus pinea, 1800 di quercus di varie specie, 800 di faggi, 600 di cipressi ed aceri, 400 di ginkgo biloba. Insieme alle piante vennero scaricati circa un milione di semi tra miscanthus giganteus e girasole, ai quali vanno aggiunti un numero imprecisato di bomb seeds a fiori misti e involucro in sabbietta di gatto preparati in clandestinità nelle scuole elementari e medie del quartiere. Da rilevazioni sul terreno il rateo di successo per i pini era attorno al 65%, e del 45% per le latifoglie, più sensibili alle variazioni nella traiettoria di caduta. Quattro pattuglie discrete di canari (Compagnie Thai, Zagor, Lola e P.L.I.) provvedevano sia alle rilevazioni sia a piccoli interventi di agevolazione e aggiustamento nelle zone più accessibili. Dopo vent’anni da quelle operazioni, il risultato è sotto gli occhi di tutti.
Il loadmaster del Jean Gionò con uno dei sapling di pinus pinea prima del decollo
Come tutti sappiamo oggi il Parco del Pineto è una delle oasi di biodiversità più estese e complesse d’Europa e assicura a questo piccolo centro tornato, con i suoi 400.000 abitanti, ai livelli dei primi del Novecento, aria ‘bbona e legna per l’inverno.
1 Ma non dove li conosciamo oggi: “poche ed esigue porzioni coltivate a pini, fra le quali primeggia quella piantumata sul declivio sabbioso di una collina che servì di naturale sfondo ai guardini del casino barocco”. Da Memorie letterarie e storiche di una pineta romana di Stefano Panella, in Strenna dei Romanisti, 21 aprile 2013.
wildlife gossip aveva affrontato l’adattamento al roseo futuro già in BANCHE A BOCCEA. All’immaginazione si affiancano prassi e militanza, non è che uno rimane alla scrivania a scrivere storie fantastiche, dopo si esce con la vanghetta a piantare alberi. Articoli sul Parco del Pineto meno fantasiosamente o profeticamente digressivi si trovano su OLTREROMA.